Ultime notizie 20 giugno 2018, ore 10,30
I Caltagirone vendono
il palazzo del Mattino
 

Il 20 e il 21 giugno il Mattino non sarà in edicola per uno sciopero proclamato dai redattori. Ma quali sono i motivi dello sciopero? Alle 19,30 del 19 giugno un giornalista dell’ufficio centrale scopre che

 

Garzilli e il responsabile del personale Giovanni Santorelli, allineati alla linea arrogante e ‘violenta’ degli editori Francesco Gaetano e Azzurra Caltagirone, hanno negato la sala Siani

 
Via Chiatamone 65, dal 1962 sede del Mattino  
   

il giorno dopo verrà pubblicata una mezza pagina della Gabetti con l’annuncio della vendita del palazzo di via Chiatamone 65 che dal primo maggio del 1962 ospita il giornale. Viene convocata un’assemblea che nel giro di un quarto d’ora, il tempo necessario per collegarsi con le sedi distaccate, decide all’unanimità lo sciopero.
Da segnalare che l’inserzione della Gabetti è stata pubblicata il 20 giugno dal Messaggero e che i dirigenti amministrativi, il pensionato sempre in piedi Massimo

 

per l’assemblea dei giornalisti che si sono riuniti nell’ex tipografia ormai vuota.
Un’ultima considerazione. I Caltagirone stanno smontando pezzo su pezzo “il più diffuso e autorevole quotidiano del Mezzogiorno” in tempi accelerati e con modalità da paese coloniale. E intorno c’è un “silenzio tombale”, come hanno denunciato gli editorialisti del Mattino De Giovanni, Macry e Masullo. Persino i due galli della politica campana, Vincenzo De Luca e Luigi De Magistris, che

 


quotidianamente intervengono su tutto, su questo fronte tacciono. Disinteresse? Timore di toccare un boss dell’economia nazionale? Non si sa.
Per completezza di informazione va detto che il sindaco di Napoli per il Mattino ha fatto qualcosa. Nella mattinata del 19 giugno, accompagnato dal capo di gabinetto Attilio Auricchio, è andato a via Chiatamone in visita di cortesia per salutare il neo direttore Federico Monga.